mercoledì 31 ottobre 2012

C'era una volta la Lancia

Sui giornali d'oggi si annuncia la fine annunciata del marchio Lancia. Una fine che si assapora da tempo, da quando la gamma veicoli si è via via impoverita in quantità e qualità, fino ad arrivare alla tristezza odierna.

Eppure... ritorno a quando ero bimbo. Quando nacqui, mio padre cambiò la Topolino con una Appia usata. Non ricordo molto di quell'auto, a onor del vero. Solo un'auto grigia, dei sedili che mi sembra di ricordare di cuoio, tanto che il sedile posteriore, per me, era coperto da un plaid per non farmi sentire il freddo d'inverno (e forse per non farmi sconciare la pelle....). Mia mamma, cinquant'anni dopo ne vanta ancora le virtù, dicendo che nella Appia si "sentiva in auto".




Poco più grande, avevo otto-dieci anni, la bellissima fulvia coupé, un'auto che farebbe girare la testa ancora oggi (e mi domando come si potesse entrar li dentro senza soffrire di claustrofobia....). Mi ricordo le epopee di Munari, con la Fulvia HF al rally di Montecarlo, e l'ammirazione ogni volta che una vera HF passava per strada. E la Stratos, che pure era figlia delle sinergie Fiat: un puledro di razza, un'auto che era emozionante anche da ferma....

Poi il cugino di mia mamma, fiero lancista. Ricordo la sua Gamma, un'auto che era un concentrato di ricerca e tecnologia. Totalmente inaffidabile, ma con un'allure che forse solo le Mercedes potevano avvicinare, senza averne la freschezza tecnologica. L'ultima vera Lancia. Seguì il primo modello della gestione Fiat, ancora Lancia nel DNA, la Beta. E ricordo, già adolescente, l'oggetto proibito del desiderio, la Beta coupé. Linea strana, ma ancora tecnologia di prim'ordine, e finiture spaziali.

Quando toccò a me guidare, le Lancia già non esistevano più: erano delle versioni, anche molto riviste, delle Fiat. Ma soprattutto era Fiat il concetto costruttivo, era Fiat la tecnologia, era Fiat la finitura. Ho avuto una Dedra, linea bellissima, finiture che volevano ricordare quelle Lancia ma che cadevano nella discutibile esecuzione Fiat. Eppure un acuto, meraviglioso: la Thema prima serie, un'auto comodissima, da lusso superiore, un ritorno al fasto delle vecchie Lancia...  Da allora, però, un declino inarrestabile, mascherato solo dal successo delle piccole di lusso, la Ypsilon nelle sue varie versioni, e segnato da scelte stilistiche dissennate. Auto oggettivamente brutte, un insulto al marchio: la K, ad esempio, per non parlare della Thesis, dallo stile stravagante, per finire con l'odierna Thema, che nemmeno i manager del gruppo Fiat vogliono come auto di servizio, tanto è brutta.

Sparisce un marchio, e insieme a lui auto da sogno che hanno accompagnato la mia vita.

mercoledì 24 ottobre 2012

Stregoni o scienziati?

"Sentenza stupefacente", "Aberrazione della giustizia". Un paio dei titoli di oggi, riguardo alla condanna di un certo numero di membri della commissione grandi rischi al tempo del terremoto dell'Aquila.

Una follia, il commento più condiviso. Condannati perché non hanno previsto il terremoto, ci ripetono ossessivamente dai giornali. Ce lo ripetono i politici, tutti. E sotto traccia il retropensiero è sempre lo stesso: la magistratura che si dimostra ancora una tirannia verso i poveri cittadini, condannati per non avere la sfera di cristallo.

Vero. Nessuno è in grado di predire un terremoto. Nessuno, nemmeno quel ricercatore che ebbe il suo momento di gloria subito dopo il terremoto, avendo annunciato che l'aveva previsto (probabilmente migliaia di aquilani l'avevano previsto, come timore purtroppo avveratosi, ma tant'è), ma che non fu in grado di ripetere le sue previsioni nemmeno una volta, dopo quel tragico aprile.
Ma proprio perché nessuno è in grado di predire un terremoto, non si capisce perché la commissione grandi rischi, la sera prima, si mise a tranquillizzare la popolazione già preoccupata dalle scosse che si inseguivano da un mese, fondando il proprio ragionamento sul fatto che "scientificamente si poteva escludere una scossa importante". Se non sei in grado di predire un terremoto, è molto probabile che non sei neppure in grado di negarlo. E' solo fortunatamente più facile azzeccare la seconda previsione tirando a caso (affermo con tranquillità che domani non ci sarà un terremoto disastroso all'Aquila, il gioco delle probabilità mi fa vincitore a mani basse....), ma per far questo non è necessaria una commissione, profumatamente pagata.
Il punto credo sia proprio questo: se scientificamente non era possibile dir nulla, perché è stata fatta quella dichiarazione tranquillizzante? Forse perché ci si aspettava comunque una predizione dagli scienziati? Ma che scienziati sono quelli che piegano la loro scienza alle necessità di una politica che "doveva" dimostrare che aveva tutto sotto controllo?

Ecco, forse in questo i componenti della commissione grandi rischi sono colpevoli. Se avessero dichiarato "non siamo stregoni, non possiamo sapere se ci sarà una scossa forte" probabilmente il bilancio di morte non sarebbe stato molto differente. Forse qualcuno si sarebbe salvato, avrebbe avuto paura e sarebbe andato via. Chissà.

La vera colpa, però, è di non aver detto con sufficiente forza ciò che tutti sanno: il patrimonio edilizio italiano è in grandissima parte inadeguato a reggere il rischio sismico del territorio. Questo è il vero grande rischio, che la commissione non affronta con dichiarazioni serie, con provocazioni forti per far capire agli italiani che costruire e restaurare con criteri antisismici adeguati sono le uniche armi che abbiamo a disposizione. Ma si sa: a noi piacciono gli stregoni, non gli scienziati.

giovedì 18 ottobre 2012

Adieu, Emmanuelle

Camminavo lungo i Champs Elisées, avevo 13 o 14 anni. Era luglio, aveva appena piovuto, non era poi così caldo, anzi.

Ricordo le piante, platani forse, il bagnato per terra. La pensilina della fermata dell'autobus. Un cartellone enorme, di fianco. La locandina di un film.
La guardo. Rimango senza fiato. Il seno nudo, uno sguardo ingenuo ed ammiccante allo stesso tempo, le trine d'antan, la poltrona di vimini che rimarrà per sempre nel mio immaginario. La pubblicità del film Emmanuelle, in Francia il cartellone era una foto di scena, mentre in Italia la stessa foto verrà trattata in modo da sembrare un disegno, per non turbare il senso del pudore (!).

La sensualità di quel cartellone mi rimase per sempre. Oggi leggo che Sylvia Kristel, la bellissima e giovanissima attrice di allora, è mancata. Per me rimarrà sempre l'icona della magia della donna....


lunedì 15 ottobre 2012

Asfalto bagnato

Scorrono i platani lungo la strada. E' bastata qualche ora di pioggia e il loro aspetto rassicurante, quello che mi parla di estate, di affetto, di calore, si sta tramutando in quel bel colore aranciato, tendente al marrone (chissà di che colore è veramente, boh...) che rappresenta l'esplosione della bellezza prima di rincantucciarsi nelle scarne forme invernali.

Scorre l'asfalto sotto di me. Corre la mia vita su una direttrice rettilinea, rapida e distante. Congiungente. Corre il mio tempo, sempre più veloce. L'auto piena di musica e pensieri. Le borse della vita nel bagagliaio.

Voglia di tepore. Di fuoco nel camino. Di cibo invernale, e vino strutturato nel bicchiere. Arriva l'inverno, e con lui il tempo di calore dentro di me.



venerdì 5 ottobre 2012

Paesaggi

Un po' come stare alla finestra, e guardare distrattamente fuori ciò che passa, il mondo, il verde, le nuvole nere che arrivano e quel sentore di pioggia che conosci bene in questa stagione. Ti hanno già detto che cosa farai l'anno prossimo al lavoro. Nuovo incarico. Sai che sarà una cosa impegnativa, che sarai molto più spesso in giro rispetto ad ora. Vedi, da questa finestra virtuale, le cose scorrere. Ti immagini i tuoi giorni a venire.
Ti hanno già dato un assaggio.Comincerai dal cliente che conosci da quindici anni, e ascolti il tuo collega che te lo racconta senza conoscerlo. E si cominciano i meeting, e si comincia ad andare su e giù da Roma.

Già, Roma. Ti ricordi di aver visto da qualche parte che al Quirinale c'è una mostra che ti interessa. Pensi che potrai approfittarne: viaggio di lavoro, meeting, deviazione alla mostra, aereo di ritorno. La mostra ne vale la pena, probabilmente. Ti spiace non poter scambiare le emozioni quando vedrai questi dipinti. Pensi che incamererai tutto quanto, terrai dentro di te. Magari racconterai, non il dipinto, ma ciò che raccoglierai dall'impatto con lui.

Dalla finestra vedo passare noncuranti le persone, avvolte nei loro pensieri


lunedì 1 ottobre 2012

Gelato al limon


Leggo dalle statistiche del mio blog che qualcuno è giunto da me con una ricerca google di questo tipo "riccione spiedini di frutta ricoperti di zucchero".

Tralascio di esaminare come google abbia portato a me (lo so, ma è curioso che non abbia catturato l'intento, come diciamo fra noi in softuerese) e mi concentro sul ricordo di quella frutta glassata, quegli spiedini di frutta - uva, albicocca, ananas - ricoperti di caramello di zucchero. Ricordo di quell'uomo vestito di bianco, con il cappello largo di paglia come si usava nei campi allora, appoggiata al fianco una grossa teca di legno e plexiglass sorretta con il braccio, nell'altra mano un cavalletto apribile. Urlava canditi, e quando lo si chiamava, apriva il cavalletto, vi appoggiava la teca - pesava, lo si vedeva bene - e ti vendeva quello spiedino. Il crack dello zucchero sotto i denti, il dolce da caramello che si mescolava con il fresco acido della frutta. Ricordi di bimbo degli anni 60, le vacanze a giugno, san Pietro e Paolo che indicava che era già finita.

Finita come questa estate. Un'altra estate se ne va.